di Chiara Macchiarulo
Come si torna a suonare, registrare un disco, fare concerti, con una formazione che è eredità di un altro progetto? Quanto quell'eredità rischia di trasformarsi in un limite, un'aspettativa da non deludere, da (necessariamente?) superare per non essere accusati di aver copiato né tantomeno di aver tradito?
Di certo Marco Balducci, Francesco Fanciullacci e Davide Miano – leggi Granprogetto – si sono posti domande come questa quando, subito dopo la fine dell'esperienza con La camera migliore, hanno deciso di continuare a scrivere e comporre nella nuova formazione a trio. Il prodotto di quel lavoro è La Cena del Bestione, appena uscito per Millessei Dischi.
Domande, quindi. Alle quali i tre rispondono nella prima traccia del disco, Allo Zoo “È pronto un gran progetto per divertirsi ancora. / La cena del bestione ha il sapore di usato e sapone.”
Divertirsi, dunque. Ché se un artista dimentica di divertirsi il pubblico se ne accorge, altroché.
E' “usato e sapone”, cioè vecchio e nuovo che convivono nello stesso corpo: il fresco del sapone e l'usato caldo e rassicurante di un vecchio maglione.
La lunga gestazione del disco (sei anni) sembra affermare che è impossibile dimenticarsi da dove si viene, ma anche che bisogna aver chiaro dove si vuole andare per evitare di restare impantanati nel ricordo.
Il risultato è un disco piacevole, ben riuscito, spesso leggero e raffinato, con sane venature rock; un lavoro che si presta a essere l'ottima colonna sonora per alleggerire incombenze o accompagnare piaceri, ma che resiste anche a un ascolto più attento e minuzioso, sia per le tessiture melodiche che per i testi.
Sì, perché anche se non vogliamo per forza riferirci al passato, bisogna pur dire che l'attenzione alla ricerca lessicale resta un elemento di continuità con La Camera Migliore, e non possiamo fare altro che lodare per questo l'impegno dei toscani.
Tra melodie scanzonate di Parti ma resti nella Comunità Europea, la malinconica ironia di Eccolo, Fermi (“esco e anche un cinese mi parla di te / chiedo che vuole”) e l'attitudine rock di Roy Scheider, passano poco più di quaranta minuti in musica.
Gli ultimi dieci sono tutti coperti dalla traccia finale, Kronoporta Spaziale, un commovente ed emotivo strumentale che cresce piano fino alla magnifica esplosione sonora che chiude il disco.
Una traccia da amare, senza dubbio, forse tra i picchi dell'intero lavoro.
Con queste basi, siamo davvero curiosi di sentire i brani dal vivo, modificati e arricchiti dal laboratorio che è ogni concerto.
1. Allo Zoo
2. Frateferroviere
3. Cazzurillo
4. Eccolo, Fermi
5. Roy Scheider
6. Si Falsifica Tutto
7. Pianta Grassa
8. Parti ma resti nella Comunità Europea
9. Un Esperimento
10. Costo Recupero Informazioni
11. Arrivare o Arrivarci
12. Un Po' Per Noi (Winter Version)
Hanno suonato:
Marco Balducci: chitarra “power” acustica, elettrica,basso,voce
Francesco Fanciullacci: chitarra elettrica, banjo, basso, wurlitzer, voce
Davide Miano: batteria, microkorg, voce